Tappa 1

Il decumanus maximus

UFFICIO DEL TURISMO
Piazza Porta Praetoria 3
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TEATRO ROMANO
Via Porta Praetoria
www.regione.vda.it
Condizioni di visita: ingresso a pagamento

Nel nome esteso, Augusta Praetoria Salassorum, è racchiusa la storia romana di Aosta, fondata nel 25 a.C. da 3000 soldati pretoriani dopo avere sconfitto e sottomesso i Salassi, popolazione di origine celtica che abitava la Valle. Monumento simbolo di quella strategica città-cerniera tra le Gallie e la Pianura Padana è l’arco di Augusto, che svetta poco fuori le antiche mura orientali con un’altezza di circa 12 metri e semicolonne corinzie a inquadrarlo. Dedicato al primo imperatore ed eretto proprio nel 25 a.C., è sormontato da un tetto a spioventi del 1912 posto per proteggerlo dalle infiltrazioni. Il Crocifisso ligneo appeso è copia dell’originale trecentesco detto Saint-Vout (Salvatore).
Alla confluenza del torrente Buthier nella Dora Baltea, i romani diedero ad Aosta l’impianto urbanistico ortogonale ancora perfettamente riconoscibile: via Sant’Anselmo, tutta botteghe e caffè, è il primo tratto del decumanus maximus, che si prolunga nelle attuali vie di Porta Praetoria e de Tillier fino alla Croce di Città, dove si innestava il cardo, oggi via Croix de Ville.
Delle quattro porte che permettevano l’accesso alla città compresa nelle antiche mura, è rimasta porta Praetoria (I secolo a.C.), perfettamente conservata e ancora oggi ingresso pedonale orientale al nucleo storico. La maestosa struttura, più bassa rispetto al livello stradale, si compone di due arcate parallele ciascuna con tre aperture (lo spazio tra esse aveva la funzione di cortile d’armi). Costruita in blocchi squadrati di puddinga, nelle facciate esterne presenta scanalature per le cancellate, mentre le tracce di marmo sul lato est ricordano che di questo materiale era rivestito l’intero monumento.
A nord di porta Praetoria, le vestigia del teatro romano, eretto sullo scorcio del I secolo a.C., si stagliano contro i profili delle montagne. In primis, i contrafforti e le arcate della facciata meridionale, l’unica superstite, alta oltre 20 metri e ingentilita da tre ordini sovrapposti di finestre. Si ritiene che nella cavea, con le gradinate ben visibili, potessero essere accolti fino a 4000 spettatori. Con il muro di scena, andato perduto, e l’orchestra, dal raggio di oltre 10 metri, il complesso, che insisteva su una superficie di ben 81,20 x 64,10 metri e che alcuni studiosi ritengono fosse dotato di copertura fissa, aveva dimensioni colossali. Altrettanto colossale era l’anfiteatro (I secolo d.C.), un tempo collegato al teatro da un portico e oggi compreso nel duecentesco convento di Santa Caterina, che nel recinto conserva resti di 7 delle 60 arcate originali e parti delle gradinate che potevano accogliere addirittura 20000 spettatori.
Rimanendo nella parte orientale della città, il quartiere Ponte Romano prende nome dal manufatto in blocchi di pietra perfettamente conservato che ha attraversato il Buthier fino al medioevo, epoca in cui il torrente deviò il suo corso. Ancora oggi transitabile, ha un’unica arcata di circa 18 metri di apertura ed è largo circa 6 metri.

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