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Santa Margherita Ligure

UFFICIO INFORMAZIONI E ACCOGLIENZA TURISTICA
Piazza Vittorio Veneto
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Non c’è forse cartolina più bella del Golfo del Tigullio di quella che si gode dal parco di Villa Durazzo, a dominio del porto di Santa Margherita. Il mare fa capolino tra i viali a risseu, le fontane e le palme che disegnano il giardino all’italiana e il parco romantico all’inglese. Ispirata allo stile del grande architetto rinascimentale Galeazzo Alessi, la villa venne eretta nel 1678 come residenza estiva della famiglia Durazzo. Un blocco squadrato, dal classico color mattone, movimentato da elementi in rilievo, che all’interno racchiude ambienti di prestigio, memorie di antichi fasti: marmi e affreschi, mobili d’epoca, cristalli di Murano e grandi tele di scuola genovese del Seicento e del Settecento. Nella villa è stato ricostruito lo studio di Vittorio G. Rossi (1898-1978), inviato speciale del Corriere della Sera, noto soprattutto per essere stato il primo occidentale ammesso a visitare Mosca nel 1951. Anche dal sagrato della chiesa di San Giacomo di Corte lo sguardo è libero di spaziare sul golfo. Non è però da trascurare il ricco interno barocco e la gustosa leggenda popolare: sull’altare campeggia la statua lignea della Madonna della Lettera, copia di quella nell’omonimo santuario di Messina, prodigiosamente approdata nella baia dopo il terremoto che colpì il Sud Italia nel 1783. Di un candido manto barocco venne rivestita anche la chiesa parrocchiale di Santa Margherita d’Antiochia. Le reliquie della santa si conservano in un’urna del III secolo e alla martire orientale si deve il toponimo attuale, dopo l’abbandono di “Porto Napoleone” seguito alla caduta di Bonaparte. Non resta che cedere a un piacevole passeggio lungo il mare, vegliati dalle statue di Garibaldi e di Cristoforo Colombo, o andare alla scoperta di altre piccole gemme: oratori preceduti da eleganti risseu, i ruderi del castello cinquecentesco, la maestosa scultura della Madonna in trono del XII secolo nella chiesa dei Cappuccini, i colori del mercato del pesce sulla banchina di Sant’Erasmo.

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