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Toscana

Carrara. La città ammantata di oro bianco

Itinerario

Carrara. La città ammantata di oro bianco

in collaborazione con Touring Club Italiano

Non sono bianche di neve ma di marmo le montagne che appaiono sullo sfondo di Carrara, la città che si adagia alle pendici delle Alpi Apuane, circa 60 chilometri di creste aguzze e valloni profondamente erosi, picchi e strapiombi da vertigini, che si levano altissime fino a circa 2000 metri quasi in continuità con le nuvole che le sovrastano. Parlano di marmo le Apuane, e di marmo si parla ovunque a Carrara, segnata nell’aspetto e nella storia dalle cave sfruttate fin dall’antichità. Lo fa in modo magniloquente il duecentesco Duomo, lo fanno le opere conservate al Museo civico del Marmo e gli strumenti che ne hanno permesso la realizzazione, e di marmo parlano le sculture d’arte contemporanea del Museo delle Arti e il museo dedicato a Michelangelo, che qui veniva di persona a scegliere i blocchi per i suoi capolavori. Marmo ovunque: nelle piazze, nelle strade, negli edifici, nelle statue di Carrara, che dà l’opportunità di penetrare negli affascinanti paesaggi marmiferi che la circondano.

Carrara e le cave, le cave e Carrara: un binomio inossidabile. Menzionata già nel 963, Carrara faceva parte con Massa del piccolo stato dei Malaspina, ed è proprio a un esponente di questa nobile famiglia, Alberico I Cybo Malaspina, che si deve il rinnovamento urbano della città e l’uso del marmo. Impresa che colpisce nel segno, e favorisce una crescita economica e culturale di grande spessore. Tra il XVI e il XVII secolo Carrara si arricchisce di nuove chiese e di nuove dimore, vengono lastricate le strade e ampliata la cerchia muraria, viene ristrutturata l’antica “Platea Porcorum”, luogo del mercato del bestiame, e trasformata nell’attuale piazza Alberica, cuore del potere economico cittadino. Di marmo ce n’è tanto, non solo per Carrara e per gli scultori che cominciano ad affluire in città per dar vita a statue e oggetti d’arredo per le nobili casate. Ora bisogna potenziarne il commercio, sicuramente verso Roma, con il papato impegnato a restituire alla Capitale il suo antico splendore, e verso prestigiose città italiane come Firenze, Venezia, Genova. Ora bisogna varcare i confini. Così nel 1751 si intraprende la costruzione di un grande bacino artificiale, dal quale presto partiranno blocchi di marmo diretti in tutta Europa. L’estrazione si intensifica, ancor più quando, dopo l’occupazione francese del Ducato di Modena, al quale Carrara appartiene, la città passa sotto Elisa Bonaparte Baciocchi, che dà avvio anche alle opere di bonifica del litorale. Una produzione inarrestabile quella del marmo delle Apuane, che non conosce confini e mai scalfito dai segni del tempo. Lo usa Mussolini per celebrare il regime, è un’icona il gruppo scultoreo “Il carro della Storia” che adorna il Campidoglio a Washington, c’è marmo di Carrara nei grattacieli statunitensi come in quelli di Russia, Cina e di altre parti del mondo. Duemila anni di estrazioni che han lasciato ovunque architetture e sculture di grande bellezza ed eleganza. E i blocchi bianchi sono ancora lì, giganti inossidabili nei bacini marmiferi alle porte di Carrara.

 

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