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Piemonte

Vercellese. Atmosfere gotiche

Itinerario

Vercellese. Atmosfere gotiche

in collaborazione con Touring Club Italiano

Tra gli specchi delle risaie emergono slanci architettonici che rimandano a medievali atmosfere transalpine. La gotica planimetria e gli affreschi della parrocchiale dei Santi Nazario e Celso a Quinto Vercellese spingono verso Vercelli, dove le torri medievali delle famiglie Tizzoni e Vialardi e quella dell’Angelo anticipano l’incontro con le forme della basilica di Sant’Andrea. Echi di Francia si ritrovano sulle due torri che stringono la facciata, nei portali svasati e sullo scenografico rosone centrale. Di nuovo fuori dalla città, a Trino, ecco il Principato di Lucedio. Del gotico lombardo rimangono il campanile, il chiostro e la Sala dei Conversi, tra cui paiono risuonare le orazioni dei fondatori.

Nella tarda primavera, quando la fertile pianura vercellese distesa tra il Ticino, la Dora Baltea e il Sesia è inondata dall’acqua, le risaie si trasformano in lucenti specchi a quadretti che riflettono le nubi e gli incantevoli colori del tramonto. Al sopraggiungere dell’estate l’azzurro declina verso il verde tenero delle piantine di riso al primo germoglio, fino ad assumere a settembre la tonalità giallo intenso delle spighe mature. A trasformare nel Medioevo le foreste acquitrinose del Vercellese in fertili campagne furono i Benedettini e i Cistercensi, che qui introdussero l’agricoltura insieme con le slanciate linee gotiche dell’architettura d’Oltralpe. Tracce del gotico si scoprono nel borgo di Quinto Vercellese, celate tra le calde pareti in mattoni della parrocchiale dei Santi Nazario e Celso, che racchiudono una leggiadra navata gotica a due arcate ricoperta di affreschi. A Vercelli, costruita secondo la leggenda sopra una palude, il gotico assume invece il volto delle torri nobiliari dei Vialardi, dei Tizzoni e dell’Angelo, che svettano sui rossi tetti della città come missili medievali in viaggio verso lo spazio. La maestosa basilica di Sant’Andrea, costruita tra il 1219 e il 1227, assume ancor più il volto di uno stupefacente trattato a cielo aperto dimostrando come il gotico francese abbia potuto innalzare e alleggerire la solida architettura romanica di ambiente lombardo-emiliano. Usciti dalla città, tra i riflessi blu e grigi dell’acqua, si scorge all’orizzonte un’isola di terraferma che la cartina indica come Principato di Lucedio. Qui i monaci cistercensi a partire dal XII secolo fondarono un monastero che ancora oggi conserva le originarie linee gotico-lombarde, coniugando la spiritualità con il fervore delle opere.

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