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Lazio

Pedalare nella storia. La via Appia Antica

Itinerario

Pedalare nella storia. La via Appia Antica

in collaborazione con Touring Club Italiano

Da porta San Sebastiano alla villa dei Quintili corrono appena 6,5 km, un’inezia rispetto ai 195 che uniscono Roma a Capua lungo la Via Appia Antica. Eppure, proprio in questo breve tratto, la più vecchia strada consolare distilla la storia dell’Urbe in alcuni straordinari monumenti, semplici rovine o grandiosi mausolei, tumuli o ville imperiali, resti di colossali acquedotti. E, soprattutto, atmosfere. Il segreto per goderne appieno sta nell’assaporarla palmo a palmo su due ruote, all’ombra confortante di pini e cipressi, dimenticando la relativa scomodità dei basoli con magnifiche inquadrature da cartolina, con le storie di Cecilia Metella, degli sfortunati fratelli Quintili e del crudele Commodo, con gli infiniti ricordi cinematografici.

Fu il censore Claudio Appio Cieco nel 312 a.C. a volere, e a far poi realizzare a tempo di record, la Via Appia, la prima grande “autostrada” del mondo antico. Cinque anni dopo l’Appia già congiungeva, via Formia, Roma a Capua e, per fasi successive, Benevento, Venosa e Brindisi, raggiunta nel 190 a.C. come trampolino per l’Oriente. Nella costruzione della Regina Viarum – così la battezzò per sempre il poeta Stazio – i romani misero in campo le più avanzate tecniche costruttive, che ancora oggi suscitano ammirazione e sono oggetto di studi. Prima di saltare sul sellino, una visita al Museo delle Mura dentro porta San Sebastiano farà luce sugli aspetti difensivi dell’Urbe. Inforcata la due ruote, si esce dalle mura Aureliane: si dischiude un mondo idilliaco, dove ai bordi della carreggiata sfilano tracce di potenti famiglie, episodi piccoli e toccanti, pini maestosi e poetici frammenti della campagna romana, dal Grand Tour in avanti ammirati da poeti e artisti e sfuggiti per miracolo alla speculazione edilizia. Viene già incontro il grandioso mausoleo di Cecilia Metella, così amato dal popolo romano che perfino Gianlorenzo Bernini dovette sospendere la demolizione per riciclarne i preziosi materiali. Tracce dell’antica grandezza emergono nel complesso archeologico di Capo di Bove e, poco più avanti, nella villa dei Quintili, talmente maestosa che un tempo era chiamata “Roma vecchia”, quasi fosse una piccola Urbe. Su questo percorso tra natura e storia antica aleggia l’onnipresente spirito di Antonio Cederna, fautore della conservazione della Via Appia Antica: se ancora oggi possiamo pedalare immersi in tanta meraviglia, lo si deve in buona parte a lui.

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