Tappa 2

Chiavari

UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE
Piazza Nostra Signora dell’Orto 1
www.chiavariturismo.it

Nel fondarla il 19 ottobre 1178, i genovesi previdero la creazione di quattro fasce edificabili delimitate da vie di percorrenza. Di Chiavari si esplorano queste strade rettilinee con i caratteristici portici, i vicoli ortogonali e le piazze che si aprono agli incroci più importanti, e poi le chiese e i musei. Si parte da piazza Mazzini, con il suo vivace mercato di frutta e verdura: vi affaccia il Palazzo di Giustizia, gotico solo all’apparenza, dal momento che venne eretto nel 1886 (ma la poderosa torre retrostante tradisce un’origine più antica). Si prosegue verso piazza Matteotti, non prima di aver ammirato il più scenografico dei palazzi cittadini, in piazza Fenice, quello dei Portici Neri (XIII secolo), per poi dirigersi verso la Cattedrale. Il suo freddo aspetto ottocentesco può forse lasciare un po’ indifferenti ma la chiesa di Nostra Signora dell’Orto, nata come santuario per accogliere una Madonna ritenuta miracolosa, è di origine secentesca e lo sfarzoso interno lo dimostra. I gruppi scolpiti da Anton Maria Maragliano, genio della scultura lignea settecentesca, sono capolavori da non perdere.
A questo punto ognuno è libero di scegliersi un museo a piacimento, attratto dai pezzi sacri del Museo diocesano (nel Palazzo Vescovile adiacente alla Cattedrale) o dai reperti del Museo archeologico per la Preistoria e la Protostoria del Tigullio. Ospitata nelle scuderie del barocco Palazzo Rocca, circondato da un vasto parco (oggi pubblico), la collezione archeologica mostra che, la zona era già abitata ben prima dei romani. Il palazzo ospita dipinti della scuola barocca genovese e una raccolta delle celebri sedie cui la città ha dato il nome, le “chiavarine”. A tutti, infine, si consiglia la visita delle preziose raccolte della Società Economica di Chiavari, ente morale fondato in pieno Illuminismo, nel 1791, per l’incoraggiamento dell’agricoltura, delle arti e del commercio. A giustificarne una visita basterebbero tre tele: il cinquecentesco Compianto sul Cristo morto della bottega del fiammingo Quentin Metsys, il bizzarro Gabinetto d’amatore con asini iconoclasti del pittore di Anversa Frans Francken II il Giovane, e la Maternità divina (1905) del simbolista Gaetano Previati. Aggiungiamo anche la ricca collezione dedicata a uno dei più interessanti scultori cubisti, il genovese Lorenzo Garaventa, cimeli e documenti del Museo del Risorgimento, e otteniamo una delle raccolte più singolari della regione.

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