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Lombardia

Le abbazie della Bassa. Spiritualità e arte alle porte di Milano

Itinerario

Le abbazie della Bassa. Spiritualità e arte alle porte di Milano

in collaborazione con Touring Club Italiano

Passeggiando in bicicletta… recitava una nota canzone. E proprio così, senza fretta, si possono raggiungere le abbazie della Bassa Milanese, per comprenderne la storia e goderne appieno l’atmosfera, insieme mistica e campestre. Nel silenzio ordinato della campagna che si estende a sud del capoluogo, il complesso di Chiaravalle si scorge da lontano, annunciato dalla torre nolare che nel cielo si libra e che sulla terra conserva e tramanda attività agricole e saperi millenari. Gli spazi del lavoro e della preghiera si fondono e confondono nell’abbazia di Mirasole, il cui chiostro fu cuore spirituale e centro di irradiamento della laboriosità degli Umiliati, fondatori del complesso che qui follavano la lana, aravano campi, bonificavano terre. Instancabili, gli Umiliati fondarono anche l’abbazia di Viboldone, con la bella chiesa “spruzzata” dei colori di Giusto de’ Menabuoi e Michelino da Besozzo, nomi alti per affreschi di superba fattura.  

 

Incredibile ma vero. A poco più di 10 chilometri dal centro di Milano il mondo cambia, palazzi e traffico si diradano e in men che non si dica si è catapultati in una realtà rurale fatta di silenzi, secolari comunità monastiche e ritmi scanditi dalla spiritualità e dal lavoro. Inoltrandosi nel Parco Agricolo Sud Milano, qui solcato dal canale della Vettabbia, dal Lambro e dal tracciato del Cammino dei Monaci che punta dritto al Po, l’abbazia di Chiaravalle (da Bernardo di Clairvaux, che nel 1135 ne decise la fondazione) è summa di arte e operosa mentalità tutte lombarde. Evidenze sono nella chiesa, rivestita di cotto rosso e pietra bianca e impreziosita dal pennello di Bernardino Luini e dal fine scalpello di Carlo Garavaglia, che nel coro intagliò vita e regole di Benedetto, e nella “Ciribiciaccola”, la torre campanaria che è capolavoro del gotico locale e che nel nome rimanda a un’antica filastrocca meneghina. Per non dire delle attività agricole di Chiaravalle, l’abbazia dove, oggi come nove secoli fa, l’orto produce richiestissime erbe officinali, un mulino del Duecento è ancora funzionante e dove, secondo la tradizione, il Grana Padano vide la luce per una felice intuizione dei monaci-contadini.

Fondato dall’ordine degli Umiliati, le giornate del complesso di Mirasole non erano scandite dall’Ora et labora cistercense. Eppure, nell’abbazia, raccolta intorno al chiostro che era centro nevralgico del pregare e del fare, la Regola benedettina fu interpretata e seguita con particolare inclinazione al lavoro, così che le attività agricole furono fin dalle origini intense e prevalenti. Visitandone le strutture trecentesche rimaste (caso più unico che raro) pressoché intatte, si comprende come stalle e abitazioni, dormitori e granai, laboratori della lana e ovili formassero un unicum interconnesso in cui lo spirito era nutrito e il corpo, dal lavoro, rigenerato.

In silenzio, quasi in punta di piedi, si fa ingresso nell’abbazia di Viboldone, novecento anni di storia, lavoro e preghiera oggi affidati a una comunità di suore benedettine di clausura. Per conoscerne le vicende e captarne la suggestione, bisogna far parlare l’arte, che qui raggiunge alti livelli nella serena architettura della chiesa, morbido passaggio dal romanico al gotico che racchiude un ricco apparato di affreschi anche di scuola giottesca. Singolare e inaspettata è, nell’attigua casa del Priore, la decorazione della sala della Musica, una “carrellata” ad affresco di strumenti musicali del XV-XVI secolo a grandezza reale.

 

 

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