Tappa 2

Terni. I luoghi dell'industria

CAOS-CENTRO ARTI OPIFICIO SIRI
caos.museum
Condizioni di visita: ingresso a pagamento

Piacevolmente vivibile nella fascinosa e un po’ straniante chiave dell’archeologia industriale è la città moderna, nata da abbattimenti e recupero di fabbriche e impianti dismessi che in armonia convivono con nuovi episodi di architettura novecentesca realizzati dagli architetti Ridolfi e Fagiolo. Svetta al centro di una rotonda disegnata su corso del Popolo la Lancia di Luce, l’obelisco in metallo fuso creato nel 1995 da Arnaldo Pomodoro che la dedicò al lavoro siderurgico, oltre 100 tonnellate di metallo fuso simbolo della Terni industriale. Le fa eco la Grande Pressa, del 1934, che di tonnellate ne pesa ben 12.000 e che, con la sua mole ciclopica un tempo utilizzata per la produzione bellica e civile, domina la piazza della stazione ferroviaria. Felice esempio di riconversione industriale a Terni è sicuramente CAOS-Centro Arti Opificio Siri, polo culturale realizzato sulle sponde del Nera negli spazi occupati fino al 1794 dalla Ferreria pontificia, poi da una fabbrica chimica attiva fino al 1983. In quasi 6000 metri quadrati, CAOS comprende, oltre al Teatro Sergio Secci, ricavato in uno dei capannoni dell’ex Opificio Siri, il Museo archeologico e il Museo d’Arte moderna e contemporanea “Aurelio De Felice”. Il primo è diviso tra sezione preromana, con reperti provenienti dalle necropoli del territorio databili tra il X e il IV secolo a.C., e romana, dedicata alla vita cittadina in epoca romana e tardoantica, ripercorsa attraverso un cospicuo nucleo di epigrafi e monumenti funerari. Protagonista del Museo De Felice è il XX secolo, rappresentato nelle opere di artisti come Arnaldo Pomodoro, Umberto Mastroianni, Giulio Turcato, nelle tele naïf del pittore-calzolaio ternano Orneore Metelli attivo tra il 1922 e il 1938, nei capolavori di arte grafica internazionale (tra gli altri, quelli di Braque, Chagall, Ernst, Kandinskij, Miró). Opere d’arte contemporanea che convivono con la produzione legata all’area ternana dal tardo Trecento all’Ottocento, tra cui spiccano il Crocifisso tra i Santi Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena dell’Alunno, opera del 1497 forse realizzata per scongiurare la peste che funestò Terni nel 1496, la Pala dei Francescani di Pier Matteo d’Amelia e bottega, in cui si fondono l’espressività del gusto umbro quattrocentesco, il rigore formale e l’armonia della pittura fiorentina e la plasticità della coeva produzione romana, e lo Sposalizio mistico di Santa Caterina di Benozzo Gozzoli, una piccola tavola del 1466 perfettamente costruita sul piano formale e cromatico.

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