Tappa 1

Ponza

Pro Loco

Via Molo Musco

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Le case squadrate, il basolato nelle strade al posto dell’asfalto e una tavolozza di arancione e rosso, turchese, bianco e un po’ di giallo. Il colpo d’occhio che accoglie chi arriva a Ponza è quello tipico di un borgo marinaro, che non è cambiato troppo rispetto al passato. Il porto è stato costruito sul sito dell’antico attracco romano ma quello che si vede oggi è opera dei Borbone, che nel Settecento diedero nuova vitalità all’isola, lasciando segni nelle architetture e anche nel dialetto che risuona in giro. D’estate è al porto che si anima l’isola, all’ombra della lanterna del Molo Musco, e poi nel cuore antico, nella via Pisacane e nell’omonima piazzetta e nelle viuzze che percorrono il borgo. Tra il viavai di barche, i ristoranti di pesce fresco e la vivace atmosfera dei localini, è qui che ferve la vita, dalla mattina a notte fonda, ed è qui il punto di partenza ideale e reale per le esperienze da vivere sull’isola.

Ponza è mare, con le calette incantevoli da scoprire a piedi e in barca o da accarezzare con lo sguardo, come la delicata Chiaia di Luna, una mezzaluna di sabbia bianca sovrastata da una falesia su cui si intravedono i resti di una necropoli. Ma la lista delle meraviglie marine dell’isola è lunga, dalla bianca Cala d’Inferno alla smeraldina Cala Feola, col molo e le case aggrappate alla roccia da una parte e, dall’altra, piscine naturali che da sempre i pescatori usano come riparo per le navi. E poi luoghi dai nomi evocativi e dalla bellezza magica, i faraglioni di Lucia Rosa, le cale dell’Acqua e del Core, l’arco naturale Spaccapolpi e il Bagno Vecchio, detto anche La Parata, ideale per fare snorkeling e un tempo bagno penale per i galeotti condannati a estrarre la pietra da costruzione. Le Grotte di Pilato, visitabili solo in barca, furono scavate in epoca romana per allevare pesci dentro vasche collegate tra loro da canali sotterranei.

Ponza però è anche terra, con i sentieri interni che tra agavi, corbezzoli e finocchietto selvatico portano a scoprire resti di necropoli e cisterne romane come quella della Dragonara, di fortini borbonici e di monasteri cistercensi. Persino il piccolo cimitero a picco sul mare emana una sua suggestione silenziosa. Chi ama camminare può salire sopra l’abitato di Giancos, tra i terrazzamenti ricoperti di vigneti che si aprono verso il mare, o fino al Semaforo, un’ex-stazione telegrafica della Marina Militare e punto più alto da cui si abbraccia con lo sguardo tutta l’isola.

Sul versante nord-orientale, Punta dell’Incenso è il promontorio di Ponza più lontano dal paese e una delle zone più selvagge e disabitate dell’isola. Di fronte, l’isolotto di Gavi, 700 metri di superficie anch’essi disabitati, e al largo Zannone, abbandonata per mancanza di acqua dolce, con coste ripide, boschi di lecci e una vegetazione mediterranea selvaggia che le hanno assicurato la protezione del Parco Nazionale del Circeo. A nord-est si leva Palmarola, modellata dalla tramontana e da vivere navigando e tuffandosi nei suoi fondali meravigliosi. Un luogo che sprigiona colori cangianti dalle sue rocce e dal mare, sopra e sotto la superficie.

 

 

 

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