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Liguria

Dolceacqua e Apricale. Il filo dell’arte

Itinerario

Dolceacqua e Apricale. Il filo dell’arte

in collaborazione con Touring Club Italiano

C’è un filo sottile da srotolare tra Dolceacqua e Apricale, due borghi dai nomi soavi nell’entroterra di Ventimiglia. È il filo dell’arte: non parliamo solam ente dell’antico talento di costruire pittoreschi borghi pericolosamente aggrappati alle colline, ma anche di una creatività più vicina ai giorni nostri. Dai pittori Giovanni Morscio e Claude Monet a Dolceacqua, a Emanuele Luzzati e ai murales ad Apricale, girovagare tra i caruggi dei due paesi è una continua festa per gli occhi. Non è un caso che entrambi i borghi, popolati oggi rispettivamente da poco più di 2000 e da 600 anime, siano stati insigniti della Bandiera Arancione, il marchio di qualità ideato dal Touring Club Italiano per la valorizzazione turistica dell’entroterra.

Nel Musée Marmottan Monet di Parigi c’è un quadro intitolato Le château de Dolceacqua (Il castello di Dolceacqua). Claude Monet, tra i padri fondatori dell’Impres sionismo, lo realizzò nel febbraio 1884 proprio a Dolceacqua, in occasione del suo secondo viaggio nella Riviera ligure. L’anno prima il pittore francese aveva soggiornato un paio di settimane in Riviera in compagnia di Renoir. Il profilo di Dolceacqua las ciò in lui un’impressione profonda: “Il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza...”. In effetti, i l primo colpo d’occhio è stupefacente: le imponenti rovine del castello in cima al colle, una cascata di tetti ai suoi piedi, case colo rate lungo il torrente, lo slanciato ponte medievale. Dall’alto del maniero, poi, finalmente restituito alle visite e arricchito da coinvolgenti supporti multimediali, si catturano in un sol colpo l ’intera Val Nervia, le vigne del Rossese e gli sterminati uliveti che producono un pregiato extravergine. Apricale la si può raggiungere anche a piedi, in una valle verdissima ad appena un’ora di cammino da Dolceacqua. La si individua subito per le case di pietra, affastellate le une sulle altre come un castello di carte o un quadro di Escher, e rivolte a sud (apricus, in latino, vuol dire proprio esposto, soleggiato). Si zigzaga per le scalinate e i passaggi voltati di questo “borgo degli artisti” a caccia dei numerosi murales che punteggiano i caruggi, raffigur anti paesaggi e scene di vita contadina, e si sale fino alla grande piazza che in estate ospita gli imperdibili spettacoli del Teatro della Tosse.

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