Tappa 2

Apricale

COMUNE DI APRICALE
Via Cavour 2
www.apricale.org

Bisognerebbe venirci in estate ad Apricale, quando piazza Vittorio Emanuele II, che per la grazia e l’equilibrio dei suoi “elementi scenografici” sembra un palcoscenico già allestito, ospita un match di pallapugno (un antico sport praticato nell’Imperiese e non solo) o, meglio ancora, gli spettacoli del Teatro della Tosse. La storica compagnia genovese, fondata nel 1975 da Tonino Conte ed Emanuele Luzzati, in occasione della rassegna “E le stelle stanno a guardare”, invade i caruggi e le piazzette di Apricale con i suoi spettacoli stranianti e surreali diretti da Emanuele Conte, sempre intrisi da un tocco di impalpabile magia. Il borgo però, grazie alla sua straordinaria collocazione in mezzo a colline boscose e fertili uliveti, affascina in ogni stagione: conviene proprio partire dalla sommità, dalla grande piazza in cima all’abitato, detta la “Torracca”, dove lo sguardo è catturato da un insolito dettaglio, una bicicletta che s’inerpica su per il tetto del campanile della chiesa, un’opera dell’artista Sergio Bianco. Si fronteggiano, entrambi su un terrapieno sostenuto da arcate, la chiesa della Purificazione di Maria, fondata nel tardo medioevo, ricostruita nel Settecento (ne venne allora addirittura ribaltato il verso) e quasi completamente a fine Ottocento, e l’oratorio di San Bartolomeo, che racchiude un bel polittico del 1544 e una tavola dello stesso periodo raffigurante Sant’Antonio Abate. Sempre in piazza, il potere civile è rappresentato dal Castello della Lucertola, fondato nell’alto medioevo e ampiamente rimaneggiato nei secoli fino al Novecento, quando fu ingentilito da un giardino pensile. Tra gallerie e sotterranei, nel Museo della Storia di Apricale al suo interno, si ripercorrono le lunghe vicende del borgo, si ammira il grande salone al piano superiore e si ritorna... al Teatro della Tosse con le locandine delle rappresentazioni dal debutto nel 1990 a oggi, comprese le scenografie dei Tarocchi di Emanuele Luzzati. Si fa infine la conoscenza di un personaggio singolare, la contessa Cristina Anna Bellomo, la “Mata Hari” di Apricale. Di modestissime origini, l’umile lavandaia scalò i ranghi dell’alta società, prima a Nizza poi a Parigi, quindi in Russia e in Estremo Oriente dove operò come spia. Tragico l’epilogo della storia, quando nel 1904, a soli 43 anni, di rientro ad Apricale, venne uccisa dal primo marito ritornato dagli Stati Uniti.
Ci sono due modi per lasciare Apricale. Il primo, scendendo lungo la mulattiera per Isolabona, dove si incontra, presso il rio San Rocco, la chiesa-fortezza di Nostra Signora degli Angeli, priva di facciata ma con un ricco repertorio di affreschi dal Quattro al Settecento; quelli raffiguranti i Padri della Chiesa nella prima campata sono notevoli. Oppure si può seguire per via Cavour, parzialmente coperta, che conduce fino alla chiesa del cimitero, Sant’Antonio Abate, e ammirarne il mix di stili: struttura romanica, facciata barocca e, nell’abside, affreschi del XV secolo raffigurante un Cristo nella “mandorla” e gli evangelisti.

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