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Campania

Nusco. Balcone d’Irpinia

Itinerario

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Nusco. Balcone d’Irpinia

in collaborazione con Touring Club Italiano

Si gode di un suggestivo affaccio sull’Irpinia più autentica a Nusco, da annoverare tra i borghi medievali più belli d’Italia. Camminando per stradine e vicoletti sul selciato di pietra calcarea, tra case costruite con lo stesso candido materiale, si raggiunge la Cattedrale di Sant’Amato, magnificamente restaurata. Si può proseguire fino al belvedere, affacciato sull’ampia valle dell’Ofanto: qui ci si trova proprio sullo spartiacque appenninico, dal quale i corsi d’acqua divergono verso opposti mari. Di fronte si ergono le montagne del Terminio-Cervialto, con i ripidi versanti ammantati di faggete, castagneti e noccioleti, mentre dalla parte opposta si staglia la sagoma inconfondibile del monte Vulture.

Una stradina si stacca dal fondovalle e, procedendo per tornanti, guadagna la cima di un colle che fa da spartiacque fra le valli del Calore e dell’Ofanto. Qui, in posizione estremamente panoramica, sorge l’abitato di Nusco, che non a caso è chiamato “Balcone d’Irpinia”. Regala un ampio colpo d’occhio sulle montagne di questa parte della Campania: dal punto più elevato del borgo si gode l’affaccio sull’ampia vallata del Calore, con i centri abitati di Montella e Bagnoli Irpino e, sullo sfondo, la massiccia e aspra sagoma del Terminio-Cervialto ammantato di boschi. Lì, celata dietro le creste calcaree, si apre la conca di Laceno, col suo lago e le sue ampie grotte. È un pianoro carsico, come del resto quello che si attraversa per arrivare qui lungo la strada da Avellino: la piana del Dragone, anch’essa risultato del lento lavorio dell’acqua sulla roccia calcarea. A nord e a est, invece, oltre la valle dell’Ofanto, il panorama si apre a perdita d’occhio sulle colline che superano Sant’Angelo dei Lombardi e raggiungono il Vulture e la Lucania. Una passeggiata per le strade di Nusco consente di scoprire il carattere medievale del centro storico, realizzato interamente in pietra calcarea e ben tenuto. Più nulla resta della rocca, se non un affaccio panoramico; ma il fascino del passato sopravvive tra le viuzze strette fra antiche case che si aprono nella sobria piazza Sant’Amato. È dedicata al vescovo che nell’XI secolo favorì l’espansione del borgo radunando qui la popolazione che viveva in tutto il circondario. A lui è dedicata anche la Cattedrale, che si erge elegante e candida accanto al campanile del Cinquecento.
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