Tappa 4

Monteroni d'Arbia

UFFICIO DEL TURISMO
Piazzetta del Mulino 25
comune.monteronidarbia.si.it

Si scivola su circa 16 chilometri d'asfalto lungo la provinciale 12, mentre intorno il paesaggio è un susseguirsi fiabesco di biancane luminose e calanchi severi, fino a Monteroni d’Arbia, borgo legato a doppio filo all'acqua e alla terra che ha visto transitare pellegrini e viandanti in viaggio sulla Via Francigena. Il centro storico è cresciuto intorno al suo imponente Mulino Fortificato, una struttura quasi unica nel suo genere che ancora oggi domina il fiume. Edificato nel Trecento per volere dello Spedale di Santa Maria della Scala di Siena – all’epoca una delle più potenti e ricche organizzazioni caritative, economiche e politiche d'Europa che già possedeva terre vastissime – serviva a macinare le enormi quantità di grano raccolte concentrando la produzione in un unico punto efficiente e controllabile. Altro simbolo di Monteroni è la Grancia di Cuna, poco fuori dal paese. Non un posto qualunque: alte mura difensive, una torre che svetta come un mastio, cortili interni protetti, magazzini capienti e persino una chiesetta dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo con affreschi trecenteschi come la Madonna con bambino, la Presentazione al Tempio e l’Adorazione dei Magi. Un baluardo economico e difensivo in mezzo alla campagna quando il grano era ricchezza e in tempi turbolenti bisognava proteggerlo da razzie e incursioni. Da Monteroni, una strada bianca in salita conduce ai ruderi della pieve di San Martino in Grania. Il dislivello è di 287 metri, ma la fatica è ripagata da un paesaggio in cui il silenzio diventa quasi palpabile. Quel poco che resta della pieve emerge nel nulla con austera semplicità: una presenza discreta, quasi fusa con lo scenario che la circonda e la custodisce da secoli. Un luogo isolato, custode di storie dimenticate, che parla di un tempo in cui queste pievi erano fari spirituali e punti di riferimento per comunità, viandanti e anime in cerca di pace. Sussurri e leggende sembrano aleggiare intorno a San Martino in Grania, come gli echi lontani di poveri contadini che vivevano qui e pellegrini che vi trovarono rifugio.

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