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Lazio

Tuscia viterbese. Castel Sant’Elia, Vetralla e Celleno

Itinerario

Tuscia viterbese. Castel Sant’Elia, Vetralla e Celleno

in collaborazione con Touring Club Italiano

C'è un lembo di Lazio, dove la storia, ancora una volta, ha radici profondissime e il paesaggio porta i segni potenti di vulcani spenti e civiltà millenarie. È la Tuscia viterbese, una terra segnata da profonde forre scavate nel tufo, colline ricoperte di noccioleti e uliveti, e un'eredità che sussurra di etruschi (i tuscus, appunto), romani, potenti famiglie rinascimentali come i Farnese e secoli di dominio papale. Lontana dalle rotte più battute, la Tuscia viterbese offre scoperte autentiche, in luoghi dal fascino aspro e sincero. Tra i suoi gioielli si celano borghi dalla bellezza unica: Castel Sant'Elia, dove la spiritualità è scolpita nella roccia vertiginosa; Vetralla, solida testimone di storia lungo l'antica Via Cassia; e Celleno, con il fascino struggente del borgo antico che resiste al tempo. A interrompere il viaggio nella storia antica, un giardino d'arte contemporanea nascosto nel verde, La Serpara.

Ci sono luoghi che sfuggono alle cartoline più note. Eppure questi luoghi, come tanti altri, pulsano di storia millenaria e paesaggi potenti. È il caso della Tuscia viterbese, un territorio forgiato dalla lava di antichi vulcani, i cui crateri sopiti oggi accolgono le acque placide dei laghi di Vico e Bolsena. Ma il vero segno distintivo di questo fazzoletto laziale è inciso nella sua stessa pelle: una rete sorprendente di forre scavate nei millenni da fiumi tenaci nel tenero tufo. Questi abissi verdi, spesso nascosti alla vista fino all'ultimo momento, creano scenari drammatici e custodiscono ecosistemi unici, oltre a segreti archeologici e spirituali. Il tufo, pietra porosa dai colori caldi che vanno dal giallo ocra al rosso bruno, è il materiale principe qui: modella le colline, offre pareti vertiginose su cui si aggrappano borghi medievali e, soprattutto, ha accolto per secoli le testimonianze delle civiltà che qui hanno prosperato. La storia in Tuscia, è impressa ovunque. Si respira l'eco misterioso degli etruschi, che hanno lasciato necropoli monumentali scavate nel tufo (come quelle di Norchia, vicino a Vetralla), città silenziose che comunicano una sacralità antica. Poi vennero i romani, che tracciarono strade consolari come la Via Cassia, arteria vitale che attraversava la regione, lasciando ponti, ville e l'impronta della loro organizzazione territoriale. Il Medioevo vide sorgere castelli, pievi austere e borghi fortificati, spesso in posizioni incredibilmente panoramiche e difensive, contesi tra potenti famiglie locali e l'influenza crescente del Papato, che per secoli avrebbe esteso la sua lunga ombra su queste terre, integrandole nello Stato Pontificio. Tracce di questo passato, sparse come polvere di stelle in tutta la Tuscia viterbese, si rivelano in borghi appartati, quasi segreti. Si parte dall'intensa spiritualità di Castel Sant'Elia, un connubio mozzafiato di sublime arte romanica e natura selvaggia incastonato in una profonda gola. La rotta prosegue verso la concretezza storica di Vetralla, antico centro sulla Cassia, porta d'accesso ai tesori etruschi. Il percorso tocca poi Celleno, borgo fantasma aggrappato al tufo, che si erge come struggente emblema del tempo che fugge e della tenacia. Una deviazione inattesa conduce infine a La Serpara: qui, in un giardino nascosto, l'arte contemporanea internazionale dialoga in modo inaspettato con la natura più profonda. Un viaggio al riparo dalla folla, dedicato agli esploratori pazienti.

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