Tappa 5

Boretto

PRO LOCO
Via Don Angelo Dosi, 3
facebook.com/plboretto

Per informazioni sulla navigazione e sulle crociere fluviali
Porto Turistico Fluviale di Boretto
infrastrutturefluviali.it
A pochi chilometri da Brescello, Boretto è il tipico borgo rivierasco padano, sorto ai piedi dell’argine del Po con le sue case basse allineate in lunghe file serrate; il fiume compie qui un’ampia curva dirigendosi a nord, così che il paesaggio fluviale si allarga in vedute di un’ampiezza inconsueta. Da sempre legato ai traffici fluviali, il paese fu per secoli una base avanzata sul fiume per i Veneziani, tanto che la Parrocchiale è dedicata a San Marco; fu anche sede di cantieri nautici e di un importante ponte di barche, dismesso nel 1968, che dava lavoro a una ventina di persone e che compare anche nei film del ciclo di Don Camillo. Qui non c’è golena fra il paese e il fiume, circostanza che fu sfruttata durante le riprese cinematografiche per ambientarvi alcune delle più famose scene che vedono la maestosa corrente come protagonista. Ancor oggi il fronte rivierasco è il centro vitale del paese. Al lido si trova un vivace porto turistico, il più importante della sezione centrale del fiume, dove attraccano anche le motonavi che fanno servizio turistico con brevi navigazioni lungo il Po e il Mincio, ma anche crociere più lunghe che si spingono fino a Ferrara e a Venezia.

Per approfondimenti: il respiro del fiume

«Il fiume scorreva placido e lento, lì a due passi, sotto l’argine, ed era anche lui una poesia cominciata quando era cominciato il mondo e che ancora continuava», scriveva Giovannino Guareschi in uno dei numerosi brani dove il fiume è allo stesso tempo scenario e protagonista. E, anche quando non compare, il Po è sempre presente, appena lì dietro l’argine, con il suo «ampio eterno respiro che pulisce l’aria», come un nume tutelare talvolta irato e temibile, più spesso amico e domestico. Fin sulla riva si va col Cristo in processione (anche Peppone e i suoi) per benedire il fiume e, per usare le parole di Guareschi, «perché non facesse mattane e si comportasse da galantuomo», vale a dire per scongiurare rotte e inondazioni. Ma nelle golene del Po, fra le boscaglie di salice e gli assolati sabbioni, si va anche a caccia e a pesca, a cercar funghi e a tagliar legna; e anche a fare il bagno e ad appartarsi con la morosa, con grande scandalo dei benpensanti. Lo scorrere delle acque costituisce anche il filo conduttore che lega le storie degli uomini che vivono lì accanto. «Il fiume scorre placido e indifferente nella pianura e, tra il fiume e i paesi, c’è l’argine; perciò le case non si specchiano nell’acqua, ma le storie d’ogni paese scavalcano l’argine, e il fiume tutte le convoglia: storie buffe e storie malinconiche, e se le porta via verso il gran mare della storia del mondo». Storie vere o almeno verosimili – di uomini, di donne e di passioni – e storie che sconfinano nella leggenda e nel soprannaturale, ma che sembrano del tutto normali in una terra dove «…tira un’aria speciale che va bene per i vivi e per i morti, e là hanno un’anima anche i cani». E quindi non ci si stupisce troppo nel sentire suonare la campana della Chiesetta rimasta sott’acqua dopo una memorabile inondazione, oppure le voci degli annegati e l’ululato disperato del cane che segue lungo la riva il corpo del suo padrone ucciso trascinato dalla corrente. Non ci si stupisce perché «in quella fettaccia di terra tra il fiume e il monte possono succedere cose che da altre parti non succedono».

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