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Veneto

I dolci delle feste veronesi

Itinerario

I dolci delle feste veronesi

in collaborazione con Slow Food

Il pandoro è il dolce principe della provincia di Verona, ma esistono diverse altre specialità pasticciere, magari meno note, che meritano di essere conosciute. A cominciare dal nadalìn, che del pandoro è ritenuto ufficialmente l’antenato. Basso, dorato e gonfio nel centro, ha una consistenza più compatta. A Bovolone si gusta un pezzo di storia con l’offella d’oro, specialità natalizia nata nel 1891, e la millefoglie strachìn farcita con una crema di latte e uova montata al momento. Di Cerea sono gli ottimi e burrosi frollini di Santa Lucia dalle forme più diverse. Il viaggio si chiude ad Arzignano, con un pandoro d’eccellenza, soffice, gustoso e digeribile, il cui processo produttivo dura quattro giorni.

Il pandoro è il dolce principe della provincia di Verona, ma esistono diverse altre specialità pasticciere, magari meno note, che meritano di essere conosciute. A cominciare dal nadalìn, che del pandoro è ritenuto ufficialmente l’antenato, e che è preparato con farina, burro, zucchero e uova, pinoli e mandorle tritate. Come il pandoro ha la forma di una stella a otto punte ma è basso, dorato e gonfio nel centro, e ha una consistenza più compatta. C’è chi dice rappresenti la cometa che guidò i magi, ma sembra anche rifarsi ai riti pagani in onore del sole, ai quali si sono sovrapposte le feste natalizie cristiane. Un’ottima versione è quella preparata con materie prime locali da Gianni Tomasi, nella pasticceria che gestisce a Verona dal 1968. Spostandosi a Bovolone si arriva a un pezzo di storia: la pasticceria Perbellini è in attività dal 1872, nella sede attuale dal 1900. Qui, oltre agli immancabili pandoro e nadalìn, spiccano due creazioni originali che, nel tempo, sono diventati dei classici. Una è l’offella d’oro, specialità natalizia nata nel 1891 come variante più soffice e troncoconica del nadalìn: si tratta di una pasta lievitata ricca di uova e burro, completata da una granella di mandorle in superficie. L’altra è la millefoglie strachìn: ideata negli anni Cinquanta, è preparata tutto l’anno con una crema di latte e uova montata al momento e, quindi, può essere gustata solo in loco. Si arriva quindi a Cerea, al Forno Faggioni, in cui dal 1954, fra i tanti pani e le specialità dolci e salate, spiccano i frollini di Santa Lucia. Preparati in occasione della festa della santa, fra il 12 e il 13 dicembre, sono biscotti burrosi cosparsi di zucchero a velo e modellati nelle forme più diverse: asinello, mezzaluna, stella, farfalla e, soprattutto, bambino e bambina. Il viaggio tra le pasticcerie veronesi si chiude ad Arzignano, con un pandoro d’eccellenza, quello di Olivieri 1882. Nato a Verona nella seconda metà dell’Ottocento come evoluzione del nadalìn, ha ereditato il nome e le caratteristiche da due preparazioni: il rinascimentale pan de oro veneziano, servito nelle case patrizie e coperto da sottili foglie d’oro, e il coevo pan di Vienna, dolce asburgico. Il lungo processo produttivo dura quattro giorni, è frutto di tre impasti e di una lunga lievitazione e dà vita a un dolce estremamente soffice, gustoso e digeribile.

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