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Liguria

Altare. L’arte del vetro

Itinerario

Altare. L’arte del vetro

in collaborazione con Touring Club Italiano

Ad Altare, piccolo paese della val Bormida incorniciato dai boschi, la cultura del vetro narra la storia millenaria dell’intera comunità. Varcando l’ingresso del Museo dell’Arte vetraria, la perizia artistica dei vecchi maestri vetrai cattura gli sguardi, sedotti dai giganteschi vasi soffiati di altezze temerarie che rubano la scena ad antichi alambicchi da farmacia e ad animali reali e fantastici, leggeri come piume. Lo spettacolo continua nelle fornaci e nei laboratori del borgo, dove si assiste dal vivo al rito della soffiatura e della modellatura e alla raffinata incisione del vetro bianco d’Altare con la ruota di rame o ceramica. Calici, bicchieri e altri oggetti di superba fattura prendono forma tra le mani di maghi artigiani capaci di plasmare, con l’ausilio del fuoco, la materia trasparente.

Reminiscenze medievali, i fitti boschi dell’Appennino Ligure, la seicentesca parrocchiale di S. Eugenio, un’esuberante architettura in stile liberty fatta di palazzi, ville ed edifici industriali. Chi direbbe che Altare, una manciata di abitanti oltre il colle di Cadibona, possa racchiudere tutto questo. Ma non è finita. È, infatti, quando si parla di vetro che immediata sorge l’associazione con il piccolo borgo dell’entroterra savonese, protagonista dell’arte vetraria a partire dal XII secolo. Non essendoci notizie precise sulla sua introduzione storica in questa zona intatta della val Bormida, ci si affida ai racconti leggendari che parlano di crociati provenienti da Oltralpe o di monaci benedettini che, incentivati dall’abbondanza di legname e dalla presenza di torrenti impetuosi capaci di muovere ruote di mulini e magli di manifatture, chiamarono dalla Francia e dalle Fiandre famiglie di vetrai attivando le prime fornaci ad Altare. A raccontare l’abilità dei maggiori maestri altaresi rimangono oggi i meravigliosi oggetti creati a partire dal 1650 ora esposti nel locale Museo dell’Arte vetraria: enormi vasi in vetro soffiato, portaombrelli rosso rubino a punta di diamante, fragili ampolle e alambicchi da farmacia prodotti per usi particolari e su commissione. Lo spettacolo prosegue nella fornace dimostrativa installata nei giardini del museo o nei laboratori ancora attivi del paese, dove si può osservare da vicino come la purezza del vetro soffiato a bocca generi forme trasparenti pressoché perfette, poi modellate e incise con la ruota di rame o ceramica secondo l’estro, l’abilità e le diverse alchimie dei maghi artigiani altaresi.

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