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Abruzzo

Majella Orientale. Eremi Rupestri

Itinerario

Majella Orientale. Eremi Rupestri

in collaborazione con Touring Club Italiano

La Majella orientale ha in serbo molti antichi gioielli rupestri. I più suggestivi sono quelli che eremiti e monaci crearono sfruttando ripari e grotte naturali, come la Madonna dell’Altare di Palena, un Eremo fortificato che ingloba le grotte che furono il primo rifugio sulla Majella di Pietro Angeleri, futuro Papa Celestino V. Pochi chilometri in là, sopra Lama dei Peligni, i più avventurosi possono salire verso Grotta Sant’Angelo e il suo meraviglioso panorama. Dopo uno stretto varco nella roccia nelle grandiose Gole di San Martino appaiono a sorpresa i ruderi del Monastero di San Martino in Valle. Apparteneva a quel monastero un’altra Grotta Sant’Angelo, poco fuori Palombaro, un tempo luogo di culto pagano, che racchiude gli imprevedibili resti di un’abside.

Per conquistare gli affascinanti siti rupestri della Majella orientale bisogna mettere in conto un pizzico di spirito d’avventura. La prima tappa è fuori Palena, all’Eremo fortificato della Madonna dell’Altare, che si affaccia a strapiombo sulla valle da uno sperone roccioso che emerge dalla faggeta. È il luogo scelto come primo rifugio sulla Majella da Pietro Angeleri, che in seguito divenne Papa con il nome di Celestino V. Raggiungere l’Eremo per il sentiero che dalle sorgenti del fiume Aventino sale attraverso il bosco regala quella comunione con la natura che Pietro tanto amava. All’Eremo si può però arrivare anche in auto attraverso la bella faggeta, dove, procedendo lentamente, si può avere la fortuna d’incrociare cervi e caprioli. Proseguendo verso Lama dei Peligni si deve essere un po’ più allenati per raggiungere a piedi la Grotta Sant’Angelo, a circa 1260 m di quota: il panorama è grandioso e si capisce perché il luogo sia stato scelto dagli asceti. Terza tappa è Fara San Martino, dove, tra le alte pareti del Vallone di Santo Spirito, si celano i resti suggestivi e imponenti del Monastero di San Martino in Valle. Vi si arriva dopo aver varcato uno strettissimo passaggio nella roccia. L’itinerario si conclude inerpicandosi fino ai sorprendenti resti architettonici di una piccola Chiesa incastonata nella Grotta Sant’Angelo di Palombaro. È un antichissimo luogo sacro, originariamente dedicato alla dea della fertilità Bona e convertito in epoca cristiana al culto di San Michele Arcangelo.

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