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Veneto

L’Agordino. Solo emozioni nel cuore delle Dolomiti

Itinerario

L’Agordino. Solo emozioni nel cuore delle Dolomiti

in collaborazione con Touring Club Italiano

Siamo tra le montagne che hanno ispirato tante pagine del bellunese Dino Buzzati, mai pago di rimirarle e di sfidarle, arrampicandosi sulle sue pareti. Sono le Dolomiti, inserite nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, istituito nel 1993 per tutelare un territorio di straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica. In questo scenario spettacolare si colloca il comprensorio dell’Agordino percorso dalla stretta Val Cordevole, una sorta di trincea geologica che spezza in due le Dolomiti Bellunesi. Ne è il limite meridionale Agordo, che da questa posizione guarda le pallide cime dolomitiche, presidiate a nord da Alleghe, che non senza vanità si rimira nelle acque del suo lago sovrastata dalla parete del Civetta, da sempre sogno o incubo di generazioni di alpinisti. Meravigliosi paesaggi montani e aria cristallina avvolgono Caprile, una manciata di case circondate da boschi e spettacolari pareti rocciose, Canale d’Agordo, patria di papa Albino Luciani e per questo meta di un turismo religioso discreto che non cerca le grandi emozioni che può offrire Falcade, dove tra sci, trekking, arrampicate, escursioni o semplicemente ozio in una incantevole quiete non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Si apre con il racconto di un suo viaggio serale del 1871, avventuroso come poteva esserlo ogni trasferta in carrozza da Belluno fino ad Agordo, “Il Bel Paese” dell’abate Stoppani, un ponderoso volume che assieme a “I promessi sposi” del Manzoni o al libro “Cuore” di De Amicis hanno costituito le fondamenta della nuova identità nazionale. Un testo carico di romantica passione per le tinte forti del paesaggio che qui mozza il fiato, ma anche capace di percezioni che più tardi riprenderà e rielaborerà il giovane Buzzati, come la descrizione notturna della Val Cordevole e delle prime cime che si offrono allo sguardo di chi si affaccia alla conca di Agordo: «La valle, che si andava sempre più restringendo, disegnava una lista di cielo, tesa sulle cime dei monti a modo di nerissima tela, a lembi fantasticamente frastagliati da rupi così acute, che parevano le guglie del Duomo, e così bianche da crederle illuminate dalla luna». Proprio le montagne sono il biglietto da visita con cui l’Agordino si presenta al mondo nell’Ottocento. Ma prima ancora dell’abate Stoppani e dei turisti e alpinisti d’Oltralpe a caccia di emozioni, sono scienziati e geologi, attratti dalla tradizione mineraria del posto, a spingersi tra le vette dell’Agordino. Così giunge ad Agordo il geologo tedesco Friedrich Mohs per studiare da vicino le Dolomiti. Qui morirà nel 1839, e qui verrà seppellito, dopo aver segnato il destino di una valle con le sue ricerche e con l’introduzione, nel 1812, della scala per la determinazione della durezza dei minerali. Ancor prima, nel Seicento, sono state proprio le miniere di rame a fare la fortuna, immensa per l’epoca, della famiglia Crotta, qui giunta dalla Lombardia e diventata talmente ricca da essere ammessa al patriziato veneto, non senza aver sborsato senza batter ciglio i 100.000 ducati d’oro pretesi dalla Serenissima. Per un curioso ricorso storico, la settecentesca grande villa che i Crotta avevano costruito per sé ad Agordo nel Novecento passa a Leonardo Del Vecchio, il patron di Luxottica, leader mondiale dell’occhiale, un altro lombardo che trova la sua America nelle valli dolomitiche, dove approda nel 1961. L’Agordino, una sorta di incantesimo senza tempo, palpabile nel complesso architettonico di Valle Imperina, un vero e proprio villaggio preindustriale con il grande forno fusorio settecentesco che sembra una cattedrale. L’Agordino, un’ampia zona che ha nella Val Cordevole il suo solco principale, presidiato a nord dalla pittoresca Alleghe, stretta tra il monte Civetta e il lago, e dalla sua frazione Caprile, dove le antiche case rustiche parlano del suo passato minerario; a sud da Agordo, avvolta dalle bellissime vette delle Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità Unesco, e come Canale d’Agordo con un glorioso passato di polo minerario. Poco distante, a Falcade si va per una full immersion nella natura, da vivere appieno se si è amanti degli sport di montagna ma anche solo per rilassarsi nella quiete che aleggia tra panorami mozzafiato.

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