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Puglia

Grotte di Castellana. Le viscere della terra

Itinerario

Grotte di Castellana. Le viscere della terra

in collaborazione con Touring Club Italiano

Ci sono i Ciclopi, il Serpente, il Duomo di Milano e persino la Coppa del Mondo. Nell’universo sotterraneo delle Grotte di Castellana distinguere ciò che è illusione da ciò che è reale non è impresa semplice. Giubbino e scarpe comode, ci si addentra a 60 m di profondità lungo corridoi bui, passaggi stretti e larghi, improvvise caverne e gallerie scavate dall’acqua nel suo millenario vagare. Lo spettacolo che si para davanti è memorabile: stalattiti e stalagmiti dalle forme impressionanti creano una scenografia resa ancor più surreale dal gioco delle luci e delle ombre che si riflettono sulle ondulazioni calcaree. Il fiato poi si mozza davanti alla Grotta Bianca, un’autentica opera d’arte in alabastro per il suo biancore e il groviglio delle concrezioni.

È impossibile rimanere indifferenti una volta immersi in questo sensazionale fenomeno naturale, considerato una delle più importanti manifestazioni del carsismo in Italia. Si può spiegare in poche parole l’origine di queste caverne ricordando come in tempi preistorici l’intera regione fosse sommersa dal mare. Quando le acque si ritirarono progressivamente, queste terre già profondamente segnate da fenomeni erosivi furono per lungo tempo soggette a eventi atmosferici che ne modellarono le forme. I depositi di calcare portati dalle acque piovane hanno poi compiuto il “miracolo”, rivestendo le pareti delle caverne di concrezioni pendenti dal soffitto (stalattiti) o che crescono dal suolo (stalagmiti), che a volte si uniscono a formare colonne. Colate e cortine sono altri tipi affascinanti di concrezioni calcaree. Stupisce poi sapere che le grotte brulicano di vita, a dispetto della loro apparente inospitalità: non solo pipistrelli, ma anche crostacei, insetti e altre minuscole, importanti e spesso endemiche forme di vita. Appena entrati nel complesso, subito si scorgono i Ciclopi, maestose stalagmiti collocate proprio al centro della Grave. Ci si inoltra quindi in un mondo primordiale cui l’uomo ha attribuito il fascino di una fiaba, legando a ogni concrezione l’evocazione di un mito, di un animale o di un monumento (le Colonne d’Ercole, la Lupa Romana, l’Angelo, la Civetta, il Presepe, la Madonnina, il Serpente, l’Altare…). Superato il Corridoio del Deserto, ecco la Colonna Rovesciata, il Duomo di Milano e la Torre di Pisa, naturalmente pendente. La chiusura della visita non potrebbe essere più stupefacente, con l’abbagliante Grotta Bianca, vero e proprio tripudio di concrezioni alabastrine. 

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