Tappa 1

Arsenale

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Che l’Arsenale andasse protetto dai pericoli esterni fu chiaro fin dagli inizi del XIII secolo, quando, semplice magazzino di armi e materiali navali dove si trovavano gli squeri (scivoli scoperti sui quali si costruivano gli scafi), lo si volle collegare al mare da uno stretto canale artificiale. Un secolo dopo, alte mura ne circondavano già la darsena originaria, che andò ampliandosi nei secoli, prima (dal XIV secolo) con l’apertura a est della Darsena Grande, vasto bacino rettangolare sul quale affacciano gli arsenali Nuovo (a sud) e Nuovissimo (a nord), poi con cantieri e officine sempre più specializzati e realizzati perlopiù nel secolo d’oro del Cinquecento. Tra questi, le Velerie, dove si tagliavano i ferzi, le strisce di tessuto per le vele e gli stendardi della flotta, l’edificio del Bucintoro, rimessa della galea da parata dei dogi, e i capannoni (1569) delle galeazze, le navi militari che per legge della Repubblica potevano essere costruite solo all’Arsenale. Più tarda (metà del XVIII secolo), sull’omonimo rio delle Galeazze si allunga anche la facciata della cosiddetta sala degli Squadratori, progettata da Giovanni Scalfarotto per le operazioni di squadratura degli “scheletri” delle navi in costruzione. Fulcro dell’enorme fabbrica (in cui, nei picchi di attività, si ritiene arrivarono a lavorare più di 15.000 addetti), sulla Darsena Grande si trovano alcune delle officine più rappresentative della potenza cantieristica veneziana. Impressionanti per dimensioni e spettacolarità architettonica sono le Corderie della Tana o Casa del Canevo (Tana era la città sul mar Nero da cui la Serenissima acquistava la canapa, canevo in veneziano), ricostruite nel 1585 da Antonio da Ponte, il progettista del ponte di Rialto: lunghe 316 metri e alte fino a 12, sono divise in tre navate da 84 pilastri che sorreggono un’imponente copertura lignea. In quanto a spettacolarità, non sono da meno le Artiglierie (1561), fabbrica di armi e munizioni nonché orgoglioso deposito dei cannoni bronzei strappati alla flotta ottomana nella battaglia di Lepanto, e le Gaggiandre, elegante bacino di carenaggio coperto attribuito a Jacopo Sansovino (1568-1573). All’Arsenale non mancano curate distese di verde: il giardino Thetis, a nord della Darsena Grande, e il giardino delle Vergini sulla riva opposta, luogo di installazioni paesaggistiche della Biennale.

 

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