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Umbria

Gubbio. Città di pietra

Itinerario

Gubbio. Città di pietra

in collaborazione con Touring Club Italiano

È da piazza dei Quaranta Martiri, nella città bassa, che si ha il colpo d’occhio più scenografico sul nucleo antico di Gubbio che, compatto, pare scolpito nel calcare ai piedi del monte Ingino. A spasso per i vicoli dell’abitato, l’impressione è di attraversare il tempo di una città medievale, in perfetto equilibrio tra architetture civili e religiose. Così, mentre il duecentesco Palazzo del Capitano del Popolo sembra dialogare con i luoghi mistici di San Francesco, che qui indossò il saio e ammansì il lupo, nel Museo civico in piazza Grande, ardita platea pensile sulla conca eugubina, si può leggere la storia dell’antica Ikuvium sulle lastre delle Tavole eugubine e ammirare magnifiche opere di ceramica, arte di cui Gubbio fu per secoli capitale. Dalla sommità della rocca, dominata dalla Cattedrale e dall’inserto rinascimentale del Palazzo Ducale, con buona lena si può raggiungere a piedi la basilica di Sant’Ubaldo, punto di arrivo della folle Festa dei Ceri che ogni anno accende le vie del centro e i suoi più intrepidi cittadini.

Dal carattere fiero e immutato nel tempo, Gubbio si staglia sull’ampia conca eugubina ai piedi del ripido monte Ingino con i suoi edifici monumentali, per la maggior parte realizzati in epoca medievale in grigi blocchi di calcare dalla «monocromia sublime» cui, osservò Guido Piovene, «solo nel Rinascimento si unì in sordina l’arenaria». È proprio il “fascino petroso” di Gubbio a catalizzare attenzioni e suggestioni, quando, passeggiando per le stradine a saliscendi dell’intatto ed elaborato tessuto urbano, tra abitazioni trecentesche, scorci panoramici e botteghe della ceramica, non si può non cogliere l’equilibrio squisitamente medievale tra architetture civili e religiose, sacro e profano, potere e misticismo. Piazza Grande, espressione della magnificenza eugubina del Trecento, fu concepita come un monumentale “sagrato” civico cui affacciano il Palazzo Pretorio e il Palazzo dei Consoli, simboli di quel potere comunale che per più di tre secoli dettò legge e che dell’enorme spazio urbano proiettato sulla campagna circostante volle fare il fulcro tangente ai quattro quartieri della città: San Martino, San Giuliano, Sant’Andrea e San Pietro. Per conoscere la storia più antica di Gubbio, non c’è che dedicare tempo e stupore al Museo civico ospitato proprio nel Palazzo dei Consoli, dove sono conservate le Tavole eugubine, testimonianza delle lingue e delle usanze dell’Italia preromana che il linguista Giacomo Devoto definì «il più importante testo rituale di tutta l’antichità classica». Immersi in un’atmosfera d’altri tempi, si raggiunge la platea communis, il punto più alto dell’abitato, dove la sintesi tra potere politico e religioso si fa mirabile nella duecentesca Cattedrale e nel contrapposto Palazzo Ducale, unico esempio di architettura rinascimentale in questa città tutta medievale, fatto erigere da Federico da Montefeltro, che a Gubbio nacque e che a Gubbio lasciò echi strutturali e decorativi del palazzo “gemello” costruito a Urbino. Per salire alla basilica di Sant’Ubaldo, alla sommità del monte Ingino, ci vuole forza o coraggio. Forza, se si decide di affrontare a piedi i ripidi tornanti tra pini e cipressi che conducono alla chiesa, emulando per un tratto gli ardimentosi eugubini che, carichi degli altissimi e pesantissimi Ceri processionali, ogni anno il 15 maggio arrivano al sagrato di corsa tra un mare di folla inneggiante. Coraggio, se si giunge alla basilica a bordo della bidonvia “vintage” che, sospesa nel vuoto, sorvola il centro cittadino tra panorami sempre più ampi. Comunque sia, la vista, da lassù, saprà ripagare del fiato corto o delle vertigini. A proposito di vista, imperdibile è il colpo d’occhio sulla compatta massa calcarea della città alta offerto da piazza Quaranta Martiri, che occupa gli spazi dell’antico campus mercatalis ai margini meridionali del nucleo medievale. Riportati gli occhi a terra, ci si lasci inondare di mistica suggestione nel vicino convento di San Francesco, sorto nel luogo in cui, secondo la tradizione, il Poverello di Assisi trovò asilo dopo l’abbondono della casa paterna.

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